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 La Toscana secondo lo Sven.

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Sven Hassel

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MessaggioTitolo: La Toscana secondo lo Sven.   La Toscana secondo lo Sven. EmptyLun 23 Feb 2015 - 15:57

L’identità di un comunicatore qual è?

Pare, che la comunicazione sia proprietà comune, ma pare proprietà non certo eccelsa e alla portata di chiunque apra la bocca per dare aria ai polmoni soffocati dalla poca saggezza di tacere. Il tacere sorge dalla capacità, anch’essa, sconosciuta di saper ascoltare. Ascoltare è di parecchio e notoriamente superiore al dire, in queste righe par che stia dicendo … è sbagliato, perché per poter comunicare una qualsiasi sciocchezza, devo in qualche modo, averla ascoltata da qualche parte. L’uomo che crede d’essere il fautore delle sue azioni è semplicemente il folle illuso di sentirsi un dio.

Questo è un sito di modellismo: niente a che vedere con altro! Sarebbe la tomba dello scopo creativo se non potesse usare la comunicazione, perché il modellismo medesimo è sinonimo di comunicazione e la comunicazione che cos’è, se non una creazione? Chi si atteggia come modellista comunica e non sempre lo fa con successo. Ho un buon metodo di misura per scoprire un buon modellista ed è semplice da condividere con tutti, i migliori sanno dare il meglio di loro stessi con i fatti e non con delle semplici frequentazioni sporadiche sui forum emettendo assoluzioni o sentenze.

Chi sentenzia non crea, da solo origine a silenzi, sterili e “in creativi”, rivelando un pudore passivo, un individuo incompleto, sepolto da se stesso in puerili tabù educativi. Uno che ha sposato il buonismo, per nascondere il coraggio di esistere. Forse sono i più buoni, i carnefici apprezzati dalla comune moltitudine, dove chinando il capo accettano il male come una conseguenza fatale.

Il comunicatore, sa andare oltre, oltrepassa i limiti.
Senza offesa per altri, i loro limiti sono quelli fissati da loro stessi.

I miei, li devo ancora, come limiti, scoprire e allora da creativo iscritto su di un sito modellistico, non mi accontento di sostenere l’hobby colmando il tempo libero “creando” i fatti materialmente visibili per tutti, ormai da un decennio lo Sven ha ingombrato a detta dei delatori, fin troppe pagine dei forum nazionali non solo con soggetti oltre commerciali, perché un creativo senza limiti supera persino la propria immaginazione, regalando esempi di cosa si può fare tirando per la strada personale. Dare di se stessi significa lasciare la firma personale sull’opera o sul fallimento personale.
Il web è un setaccio impietoso che trattiene la pietra scheggiata, quella che scartata finì relegata come la pietra d’angolo (ma questa metafora la può capire solo la parte intelligente) la parte superficialmente ottusa, intelligentemente nutrita dal semplice sentito dire, non la possono comprendere.

Insomma la comunicazione, il verbo, la parola, il dono divino* concesso alla specie animale, a detta più evoluta, non è alla portata di chiunque. E’ un magnifico dono che un neonato eredita, e perde da adulto!

*divino: la definizione è “dal vino”. L’ebbrezza che a volte da allucinazioni.

Lo Sven, dei carri e non solo, con ben altre attitudini creative, sa spaziare in orizzonti inimmaginabili per altre menti pensanti con una delle sue folli storielle fra la realtà e la fantasia, il problema diventa capire il sottile velo che le divide.
………………………………………………………………………………………………………………………………………………….

….. la Toscana secondo lo Sven.

Tutto incomincia da lontano, da sessant’anni fa, quando lo Sven soldato del Fùhrer, tiratore scelto dell’armata del pazzo di Berlino, salendo la penisola italica, soggiorna tra le ridenti e soleggiate colline toscane, dove la sua indole artistica lo porta nell’estasi dell’ammirazione di ridenti paesaggi post medievali, testimoni di un grande passato etrusco che dette le origini all’Impero Romano. Lo Sven, finlandese conscio della pochezza barbarica sassone, sdraiato sul bordo della piscina, di fronte alle torri di San Gimignano con un ottimo Vin Santo tiepido, perso nei ricordi di un tempo che fu, si crogiola nelle dolci curve di un orizzonte collinare di originale bellezza femminea, soltanto come  la terra sa sedurre anche il più incallito dei maschi della tremebonda specie umana sull’orlo della pazzia.

Giorni prima, lo Sven irrequieto e poco incline all’ozio, manifesta insofferenza e scalpita con me che da paziente ascoltatore in contemplazione dei miei affanni mortali, per un viaggetto in qualche parte per spezzare la monotonia di un paio di vecchi amici. Conoscendo il pollo, se gli do corda, mi strozza certamente ignorandolo, così lo lascio trafficare per un paio di mete improbabili: Seborga in Liguria “il Principato che vide Bernard di Clairvaux raccogliere i nove cavalieri da inviare in Giudea” e la ridente, placida, terra toscana. Con una notte insonne, fra alambicchi e bussole, carte geografiche consunte, un fono inviato a un vecchio partigiano del Monte, frazione nei presso di San Gimignano, si tratta la quota di breve permanenza in assoluto segreto per due individui in completa incognita.

Non mi resta che assecondare il folle progetto di una cariatide con un pazzoide ultra settant’enne in vena di mai sopiti disegni d’avventura, deciso a ricalcare una parte del suo passato ben speso, e allora sia per la scelta toscana. Il Principato, dovrà aspettare.

La vetusta auto francese ventennale, sempre pronta alle missioni impossibili, si lancia sull’autostrada direzione sud Italia, con me al volante e lo Sven come navigatore esperto munito di sestante, bussola ad ago, pendolino, volta stellare, auspici astrologici e benedizioni varie, nonchè alcuni viveri di conforto al seguito che nervosamente ingoia fin dai primissimi chilometri.
A Modena, impone la sosta caffè alla colonna carri e i panzer si fiondano in perfetta disciplina teutonica sul piazzale del Pavesi. Ingollata la doppia dose di latte e caffè, inzuppata il croissant e stressato il personale di truppa inadeguato, s’infila nei servizi igienici per un’ispezione prima di ordinare “colonna avanti” verso Bologna. Divorata la pianura padana, superata Bologna, affrontato il tratto appenninico per metà innevato data la stagione, chiedo allo Sven “il navigatore” incaricato sulla logistica di viaggio, la risposta lapidaria è: si prosegue fino all’uscita di Poggibonsi, indicando la destinazione su di un antico straccetto residuo geografico, della sua ritirata dall’Italia.

Firenze superata di slancio travolgente, il sole negli occhi, la molle natura della Valdarno ricordano allo Sven chissà quali avventurose escursioni militarmente vissute in divisa tali da smarrire la ragione e la “direzione”, cioè il punto d’arrivo. Dopo avere chiesto se non andavamo un po troppo a sud, tacitato dallo Sven con sufficienza, il vista dell’uscita Perugia, lo Sven infine, e dopo 120 chilometri da San Gimignano, ordinava il fermo colonna in un’area di parcheggio.

Fatto il punto, un grugnito di carattere omicida, consultando una vera carta topografica, individuava l’errore grossolano, dove sull’autosole di uscita Poggibonsi non c’era, poiché la Val D’elsa con la Valdarno, sono tutt’altra specie. Controllato l’angolo solare con il sestante, l’inversione di rotta indicava lo sforamento sull’obiettivo di poco meno di 240 chilometri che subito lo Sven minimizzò con la solita storia che giunse a Stalingrado solo perchè un fottuto IVAN, aveva spostato un’indicazione stradale, e che con molte probabilità, Stalin il rosso, aveva scambiato la capitale di tutte le russie con Stalino per confondere le truppe congelate dell’esercito del Fùhrer.
Lo Sven, riesce sempre nel confondere chi lo sta ascoltando, così invertendo la marcia del rudere francese, inconsapevole dei suoi anni nelle mie pazienti mani, indirizzato sul nord puntando Siena, portai lo Sven di fronte alle mura turrite della città medievale sul colle di San Gimignano.

Parcheggiato il pesante, inquietante ordigno bellico, dove il parcheggio non era permesso, la Loggia ha avuto il piacere di satollare entrambi con pappardelle al cinghiale e pici di nana “anatra” allo zafferano, vino locale, bruschette con patè, lardo, funghi, pomodorini, basilico e peperoncino. Con un calice di Vernaccia del Poggio, come benvenuto. La meta, finalmente, con l’aggiunta di una gratuita dose chilometrica che secondo lo Sven, è stata dovuta alla conformazione degli astri, che premiano chi sbagliano prima, con un successo finale dopo … una delle sue perle di saggezza … il resto del pomeriggio si consuma passeggiando fra le architetture storiche della città senza tralasciare nessuna nota d’interesse. Un buon the sulla piazza principale, silenzioso, forse immerso in antichi ricordi, il vetusto personaggio gustava il tramonto che colorava di rosso la pietra arenaria scolpita un millennio prima da sapienti “masson” pagati dai capitani di ventura reduci della Gerusalemme Celeste. Ma questa è un’altra storia antica.


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.segue

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Sven Hassel

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MessaggioTitolo: Re: La Toscana secondo lo Sven.   La Toscana secondo lo Sven. EmptyMar 24 Feb 2015 - 16:58

…………

Il fonogramma spedito al partigiano sul Monte, ha coronato l’arrivo del soldato ordinario sul posto dov’era atteso sull’attenti dall’impeccabile civile in trepida attesa del vecchio amico mai dimenticato. Non capisco, come possa lo Sven, trovare delle conoscenze in ogni luogo dove lo accompagno, e si che proprio amabile non è.

Si prende il possesso del campo base situato dirimpetto al colle di San Gimignano confortato dalla piscina ormai onnipresente in ogni agri turismo con i confort di rito per assicurare un soggiorno fresco d’estate e caldo nella stagione invernale e dopo i rituali di possesso si procede per il rancio serale presso l’Osteria delle Catene, vecchio spaccio militare frequentato dal buon Sven in tempi andati.

Ribollita, pici al Chianti, tagliatelle al cinghiale? Siccome sto divenendo un esperto di pici, mi lascio convincere dai pici al ragù di cinta chianina in bianco, ovvero per dirla alla toscana, senza pomodoro. Pici ben fatti, e sugo strepitoso, dove si sentono tutte le consistenze e gli odori.
Poi è il momento dei secondi e allora la scelta si fa ancora più ardua: “conigliolo” alla Vernaccia, o capriolo in polpa al miele e pinoli? Vitellone ripieno di pancetta, cavolo nero e pecorino, oppure chianina in crosta con cavolo in umido? A lei piace il vino? Ma certo che si! È l’altra mia grande passione, dopo il cibo … sono anche goloso di sapori. Bene, allora la mia “sete” è placata, con un morbido e saporito stracotto di chianina al “Chianti” e la lepre ai tre vini! Tre vini speciali, come la Vernaccia, il Chianti Colli Senesi e il Vin Santo, abilmente miscelati tra di loro, che danno alla lepre un gusto davvero unico.

Si può vivere di sogni e di fatti concreti, io preferisco gli ultimi.

Il sonno del giusto mi sveglia con lo Sven che traffica con la colazione in camera togliendo da una capace cesta di vimini l’abbondante quantità di miele, marmellate, uova sode, prosciutto, crostoni al burro, the caldissimo, latte e caffè, spremute varie e ….. l’ordine di giornata.

Destinazione Volterra, meta etrusca da raggiungere in ordine sparso senza rappresaglie. Pioggia per niente fastidiosa, con un freddo cane dal fascino inglese dove l’ombrello è inutile, si occupa la piazza dei Priori, di fronte alla fortezza Medicea, la Cattedrale, si puntano le fabbriche di alabastro, ci si scalda in un caffè pasticceria, si tracanna un caffè al vetriolo, bei negozi eleganti, non si perde lo spettacolo che domina la pianura sottostante a 531 metri d’altezza e si esce dall’abitato, soddisfatti dall’etrusca residenza di fortunati abitatori di un luogo storico da spettacolo. Meno spettacolare, sono le carceri che incrociamo sulla via del ritorno dove la colonna militare in odore di sterminio culinario brama il rancio toscano più dell’aria respirata.

Occupato il tavolo migliore, lascio la libertà di scelta allo Sven di ordinare le pappardelle al cinghiale dopo le apprezzate croste di pane abbrustolito con un tagliere di leccornie “il lardo di Colonnata  con miele, noci e castagne” rosmarino e pomodorini, salamella d’asino e salmone fresco. Da non perdere. Vino locale significa nettare nostrano e scusate se lo scrivo, ma dalle mie parti non si mangia e si beve come tra le colline volterrane. Caffè rigorosamente corretto con anice e pagato il conto si procede in quel di Colle Val D’Elsa per una critica costruttiva sullo storico Poggio ridente.

Colle di Val d'Elsa è legato allo sviluppo delle famiglie dei conti Alberti e Aldobrandeschi che avevano alcune proprietà e altre le avevano acquisite, anche in seguito ai contrasti intervenuti, dalla diocesi di Volterra. Gli Aldobrandeschi, ottennero il controllo della Badia di Spugna, che dipendeva dalla Pieve a Elsa, che era diventata «nullius diocesis» per bolla papale e si era così svincolata dalla diocesi di Volterra, e delle terre intorno, da Gracciano (il principale insediamento colligiano nell'XI secolo) fino a Piticciano (il nucleo più antico del Castello di Colle). L'Abate di Spugna promosse la costruzione delle Gore per fornire energia motrice ai numerosi mulini, e cercò di attirare popolazione intorno al castello di Piticciano che viene chiamato «Castelnuovo de' Franchi» e che si allargò fino a dove ora sorge il Palazzo Campana, dirimpetto al vicinissimo Borgo di Santa Caterina, che si sviluppò autonomamente. Nel frattempo, per sfuggire alle incursioni e alle devastazioni delle truppe senesi gli abitanti di Gracciano si erano trasferiti presso il Castello di Piticciano, dando nuovo impulso al suo sviluppo. È di questo periodo la costruzione di un secondo tratto di gore.
Essendosi schierata con i Guelfi, Colle lotta contro Arrigo VII e nel 1311 rafforza le sue fortificazioni. Con la morte di Arrigo VII e il successo di Uguccione della Faggiola i Ghibellini prendono però il sopravvento che ha comunque breve durata per la caduta in disgrazia di Uguccione e la pace tra Guelfi, Pisani e Lucchesi sancita da Roberto d'Angiò nel 1316. In seguito si registrano moti di rivolta, subito sedati, e viene nominato capitano il ghibellino colligiano Albizzo di Scolaio dei Tancredi, “magnate” ed Arciprete, in barba agli statuti popolari del 1307. Si inizia così un periodo di semi-tirannia che vedrà il suo epilogo con la sommossa del 1331 che porterà al ristabilimento della preesistente situazione con l'arresto del “tiranno” (che sarà strangolato in carcere) e la confisca dei beni e dei possedimenti di famiglia. In questo periodo la città vive alcune diatribe tra Guelfi Neri e Guelfi Bianchi che però finiscono quasi sempre in pace. Vengono quindi rivisti gli Statuti comunali e viene rinsaldata l'alleanza con Firenze che chiede aiuto ai colligiani in occasione delle guerre contro Verona e Lucca.

Tralascio la sofferenza d’ascoltare l’enciclopedica sapienza storica dello Sven appianata solo dalla proposta di raggiungere Monteriggioni per l’aperitivo serale. La Montagnola Senese cattura il fascino medievale come non poche località toscane per il colpo d’occhio che trascina l’immaginazione direttamente nell’epoca delle cavallerie in contesa per saccheggiare le povere risorse delle villane popolazioni in balia delle buone e cattive sorti.

Il Castello di Monteriggioni fu costruito dai senesi, per ordinanza del podestà Guelfo da Porcari, in un periodo compreso tra il 1214 e il 1219. Il terreno, acquistato dalla famiglia nobile Da Staggia, era la sede di un'antica fattoria Longobarda (la denominazione di Montis Regis probabilmente indicava un fondo di proprietà regale o che godeva di esenzioni fiscali da parte della corona).
La costruzione del castello per opera della Repubblica di Siena ebbe principalmente scopo difensivo, in quanto il borgo sorse sul monte Ala in posizione di dominio e sorveglianza della Francigena, per controllare le valli dell'Elsa e dello Staggia in direzione di Firenze, storica rivale di Siena. L'edificazione praticamente, ex novo di un castello rappresentava una novità nella politica espansionistica senese: in precedenza, infatti, la città aveva acquistato castelli già esistenti, come quello di Quercegrossa.

Il tracciato circolare delle mura fu ottenuto semplicemente seguendo l'andamento naturale della collina.
Non c'è accordo degli storici sull'eventuale presenza del ponte levatoio. Certa è invece la presenze delle saracinesche, ovvero spesse porte di legno ricoperte di ferro che venivano azionate tramite carrucole. Anche oggi le due porte presentano i segni dei cardini e delle buche causati delle stanghe di chiusura. Sulla porta San Giovanni si possono anche notare i segni del rivellino, un'altra struttura difensiva di forma rettangolare collocata di fronte alla porta e anch'essa dotata di un ponte levatoio o di una seconda porta. Il Castello di Monteriggioni era inoltre circondato dalle cosiddette carbonaie, ovvero fossati pieni di carbone che veniva incendiato per respingere gli assalti. Niente male, come deterrente difensivo con le porte dell’inferno spalancate.

La pioggerella non infastidisce un tramonto per metà grigio piombo e l’altra metà arrossata nel cielo azzurro, auspicio per il giorno seguente bagnato.
Piove a spron battuto e il senso d’orientamento del cervello “piccione viaggiatore” dello Sven è letteralmente andato in pappa, così devo impostare il navigatore per ritrovare il Ristorante il Frantoio, a  Colle Val d’Elsa, ameno spaccio dove le degustazioni per il fine palato goliardico dello Sven, che appena varcata soglia, con un colpo d’occhio artistico sulle pietre a vista delle salette accoglienti, ha visto passare delle piccolissime bistecchine da circa 1kg e mezzo... a quel punto la scelta era d'obbligo ... devo dire la migliore Bistecca alla Fiorentina che abbia mai mangiato! Tagliolini al tartufo, burro, parmigiano grattuggiato, sale. Servizio impeccabile, la giovin nobildonna consigliando un Chianti RI.VA.LE del 2009 riserva Fontanella, ha letteralmente impegnato lo Sven in una laboriosa cerimonia d’assaggio … fiutando, agitando il bicchiere, sbattendo il palato … e l’assaporato nettare sanguigno, è infine promosso degnamente in tavola. Il conto non deve intimorire per chi dei soldi ne fa della vil merce di scambio, con lo Sven sono sempre andato sul sicuro sul saper vivere ogni giorno come fosse l’ultimo.

Il nostro partigiano del posto rinnova la succulenta colazione, aggiungendo aranci e mele rosse al cestone di viveri d’ordinanza, si pappeggia commentando il fine settimana toscano arricchito di particolari inediti per dei nordici lombardi stanziati sotto le pre alpi lasciate innevate, inaspettatamente scoperti per il breve soggiorno che sta volgendo al termine. Renumerato il villico ringraziando per tutto il benessere concesso, lo Sven indirizza la francese automobilina “con i suoi primi 180 chilometri sulle lamiere” sulla direttiva per l’auto strada che da Firenze valicando gli Appennini ci porterà verso il nord.

Detto fra noi, senza alcuna malizia, uscendo da San Gimignano con l’indicazione per l’auto strada verso sinistra, lo Sven con il cipiglio del conduttore infallibile, ordina di prendere la direzione opposta. Il suo evidente senso dell’orientamento, dovuto non solo alla tarda età, ma alla certezza che comunque abitando una superfice del pianeta rotonda, alla fine si arriva sempre a destinazione. La logica sconcertante non fa una piega, anche nell’assurdo brilla la scintilla della ragione. Alle volte, per essere costretto ad ascoltarlo, mi trascina in meandri particolare oscuri, dove perdermi, sarebbe l’alienazione mentale certa, dove non so come faccia, mi trovo a dover considerare una logica insospettata in quanto ho udito per la prima volta in vita mia. Tentare di seguirlo vuol dire perdere non solo la propria identità, ma si rischia di capovolgere tutta l’intero bagaglio di conoscenze accumulate dopo anni di faticose esperienze considerate in un attimo semplice spazzatura inutile. La certezza di viaggiare con la sua scomoda presenza è assicurata dall’impossibilità di potersi in qualche modo annoiare.

Il versante nord dell’Appennino è sott’acqua scrosciante, il traffico invernale è scarso e Bologna si lascia alle spalle per risalire verso Modena. Lo Sven mi parla di Nonantola, di una Villa Emma, di affreschi, della cripta con 86 colonnine, dell’Abbazia si san Silvestro, dell’influenza popolare che salvò dalle grinfie tedesche decine di giovano ebrei fatti fuggire in Svizzera dopo l’8 settembre. Mi parla di un amico di Campogalliano che non può raggiungere, per mancanza d’indirizzo.
Si punta verso Parma per un boccone fugace, piove e la città rurale è semi deserta con un’aria d’abbandono, o forse è solo che abbiamo lasciato alle spalle delle immagini diverse. Via in fretta, ci abita un altro caro amico, ma oggi si trova a Verona … come faccia a sapere, da ben informato, i fatti d’altri, non mi sorprende da anni.

Una sgroppata sull’autostrada, un pranzo castigato al self dell’autogrill, risotto parmigiano con tocchetti di prosciutto, acqua e caffè.

Piacenza delude e piove a dirotto, l’ultima meta prefissa chiude la breve vacanza senza una nota di tristezza, la vita continua in una sola direzione, in AVANTI e allora si torna in Lombardia contenti e beati, come due pupi nella bambagia.

La sorpresa si presenta spalancando un cielo sulle Alpi straordinariamente azzurro, donando la spettacolare corona delle montagne innevate davanti a noi, stagliate sull’orizzonte delle pianure padane che ci accolgono sotto un sole caldo davvero accogliente, dopo chilometri di pioggia, la milan dei milanes, si presenta con il traffico caotico già sulle tangenziali intasate che lasciamo per l’auto laghi direzione Como e da lì la gioconda francesina attempata, ma sempre pimpante, ci porta entrambi al paesello natio sani e ritemprati dall’accoglienza toscana molto soddisfatti.

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maurizio47




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MessaggioTitolo: La Toscana secondo lo Sven   La Toscana secondo lo Sven. EmptyMar 24 Feb 2015 - 17:36

Mi sa, caro Sven, che ti piaccia la mia terra Toscana.
Questo mi fa molto piacere, essendo nato nel lontano Febbraio dell'anno di grazia 1947 all'ombra della nostra bellissima Cattedrale con al suo fianco un certo Campanile di Giotto.
Sai, quando cammino per le vecchie stradine del centro storico, mi immergo nel passato, cercando con la mente di visualizzare la Firenze ai tempi dei Medici ed anche oltre, la vecchia Firenze romanica, con il suo porto sul fiume Arno (abbiamo un Museo, proprio dietro Piazza del Duomo, dove è stata ricostruita la romanica Florenthia e con le aggiunte successive delle varie strutture abitative, fino a arrivare alle mura medicee e successive variazioni, molto interessante).
Sani Gimignano dalle Cento Torri (erano 100) è un luogo favoloso dove rivivi alla grande il periodo del Medio Evo, che a me piace moltissimo, tant'è che tra gli altri miei hobby, ho ricostruito un fortino sotto assedio, con scale appoggiate alle mura e soldati che vi salgono...., ed un tipico villaggio fortificato medioevale, con le stradine "asfaltate" da sanpieitrini, dame, cavalieri, contadi..... e dal portone delle fortificazioni, in transito si nota un corteo con il vecchio carro toscano con i suoi buoi, il frate che regge l'alta Croce e suonatori di clarine....(non manca, ovviamente, il povero prigioniero rinchiuso nella sua metallica gabbia - gogna - appeso al torrione principale ad un pelo del fossato con le sue melmose acque) come ancora oggi possiamo vedere in occasione dello Scoppio del Carro, che noi fiorentini chiamiamo il "brindellone" (nella mattinata della Santa Pasqua), con gli sbandieratori ed i figuranti del Calcio Storico Fiorentino, la cui prima edizione fu giocata dai nostri antenati sotto assedio delle truppe francesi e proprio in scherno al loro assedio, i fiorentini si mangiarono l'ultimo bovino rimasto a loro disposizione e giocarono a palla..... tant'è che i Francesi, che dall'alto dell'attuale Piazzale Michelangelo videro il tutto, si dissero..."siamo mesi che li teniamo sotto assedio e loro che fanno? Giocano e mangiano" E cosi se ne irono.
Fiorentini brava gente, direbbe qualcuno.
Come vedi anch'io ho dato fiato alle trombe, pardon, ai polmoni.
Ciao Sven lunga vita e buon fine giornata.
Maurizio 47
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Sven Hassel

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MessaggioTitolo: Re: La Toscana secondo lo Sven.   La Toscana secondo lo Sven. EmptyMar 24 Feb 2015 - 18:13

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Buongiorno Maurizio, mi piace tutto quanto mi va d'incontrare e vedere, ovunque si trova e i soggiorni nelle regioni italiane sono tutte scoperte di straordinario interesse, almeno per chi sanno cogliere il meglio di questa nostra esistenza. Mancavo da qualche anno e dovendo decidere per una fuga dalle quotidiane noie, i piacevoli ricordi delle ridenti colline toscane hanno avuto la preferenza su altre mete.

Firenze mi attirò per motivi di studio, nell'inverno del 94 dove, senza trascurare le bellezze fiorentine, giacchè dovetti fotografare i Giardini di Boboli su richiesta di una cliente esigente per arredare un salone con un dipinto, e fu naturale passare mezza gionata per una settimana di seguito, agli Uffizi studiando i capolavori del passato. Entravo di buon mattino uscendo alle 16 per l'appuntamento con la fedele compagna, dove ogni volta mi trascinava alla scoperta della città.

Per "conoscere" un luogo non bastano cento occasioni, l'ho scoperto girovagando ovunque, dove ogni volta che torno lo trovo differente, forse basta la stagione diversa o l'interesse del momento, quel che conta è esserci stato.

In fondo, i nostri predecessori hanno sapientemente "modellato" quanto ammiriamo alle volte con noncuranza, dove invece, dovremo almeno portare un sacrale rispetto al sudore speso.

Chi non conosce il passato, è condannato a riviverlo.

ps. senza il contributo francese, Florentia non avrebbe avuto il Giglio cheers

Ola Maurizio Very Happy Very Happy Very Happy

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MessaggioTitolo: La Toscana secondo lo Sven   La Toscana secondo lo Sven. EmptyMar 24 Feb 2015 - 19:53

Hai perfettamente ragione, senza i nostri cugini d'oltralpe, i Medici non avrebbero avuto una palla in più di un certo colore....
Mi fa piacere colloquiare con persone di una certa elevazione culturale.
Ciao, buona serata ed alle prossime nostre "chiaccherate"
Maurizio.
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borealis

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MessaggioTitolo: Re: La Toscana secondo lo Sven.   La Toscana secondo lo Sven. EmptyMer 25 Feb 2015 - 8:39

Dovresti scrivere questi report su un forum di viaggio, tipo quello di Tripadvisor o Turisti per caso.
Saresti di enorme stimolo e diventeresti una star.
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maurizio47




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MessaggioTitolo: La Toscana secondo lo Sven   La Toscana secondo lo Sven. EmptyMer 25 Feb 2015 - 12:02

Non mi interessa diventare una Star, mi fa solo piacere fare due chiacchere con chi sa ascoltare ed io ascoltarlo.
Ciao a tutti e buona giornata.
Maurizio47
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borealis

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MessaggioTitolo: Re: La Toscana secondo lo Sven.   La Toscana secondo lo Sven. EmptyMer 25 Feb 2015 - 13:13

Io intendevo Sven eh
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maurizio47




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MessaggioTitolo: La Toscana secondo lo Sven   La Toscana secondo lo Sven. EmptyMer 25 Feb 2015 - 16:49

Bastava che scrivessi il nome del destinatario..
Ciao
Maurizio
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MessaggioTitolo: Re: La Toscana secondo lo Sven.   La Toscana secondo lo Sven. EmptyMer 25 Feb 2015 - 22:10

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... carissimi che seguite il forum di discussione, platea dove ognuno ha un posto dove dire ... comunicare, e so che entrambi sapete che la cultura non è farina per tutti, anzi, l'intelligenza di altri da sempre fastidio.

Bore, mi hanno chiesto di fare modelli e di scrivere di meno. Ho risposto così: occupo sia il forum di discussione, sia le sezioni di modellismo. Si tratta solo di sapere quale sezione interessa.

Maurizio, la cultura la considero come l'ossigeno dell'esistenza, più conosco più respiro libertà e più mi sento libero più conosco.

... abbiamo enormi possibilità d'interloquire rispetto a cinquant'anni fa, la crescita della comunicazione ha stravolto i contatti diretti, dove prima di proferire parola si guardava l'interlocutore negli occhi. Adesso, specialmente nel mondo virtuale, sulla la tastiera, si pensa poco e l'azione delle dita rapidamente sparano nella rete parole ...

Che non sempre sono chiaramente ricevute come sono state scritte. Lo dico come diretto testimone per avere più volte assistito ad interpretazioni assurde, fagocitate da sciocche prevenzioni dovute a precipitose conclusioni del tutto inappropriate e inverosimili, però lesive verso chi s'impegnano nel dare un interesse degno d'essere seguito come passatempo, riempitivo hobbistico o come capita, qualche sciarada alla Sven. Nonche, verso amicizie non del tutto freddamente virtuali, alcuni si conoscono da anni e altri si possono incontrare con piacere grazie a queste piattaforme elettroniche che consentono di mantenere sveglio e vivace l'intelletto (se parecchia gente ottusa, usasse la testa per conoscere le distanze oltre la lunghezza del proprio naso, sono sicuro che il QI sociale, s'innalzerebbe) di parecchio.

........... eeeeeeeeeeeeeeeh, per soddisfare i lettori, sono quella rarissima specie vivente, che riescono ad arrivare fino all'ultima riga di un foglio scritto ... lo Sven vi regala quanto segue cheers bounce cheers bounce Basketball cherry

Un saluto sull'attenti dal soldato ordinario

lol!

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Sven Hassel

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MessaggioTitolo: Re: La Toscana secondo lo Sven.   La Toscana secondo lo Sven. EmptyMer 25 Feb 2015 - 22:16

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L’Otello shakespiriano visto alla Sven ….

……… soldato ordinario molto impegnato a schivare pallottole dal nemico assassino scrutando il tardo pomeriggio rannuvolato nell'attesa dello scroscio o fortunale che avrebbe tolto l’iniziativa paesana del risotto in piazza … il risotto o la risottata pubblica è la diabolica occasione d’incontro dove sei costretto a litigare per un piatto di cartone con un mestolo di riso alla milanese da ingoiare in piedi tra spinte e i “come stai, ci siamo visti lo scorso anno … com’è il risotto? Sto cercando lo zafferano, scusa … signora che piacere, con la bocca impastata di risotto ne avrei fatto a meno … però, la desiderata pioggia, puntuale come un treno fascista delizia lo Sven che se ne duole in finto rammarico per la serata rovinata … niente risottata, il cecchinaggio nemico è stato ridotto con un sollievo abilmente pilotato dallo Sven fin dal mattino invocando lo spirito indiano della pioggia a farsi una capatina in quel canzese facendo il suo dovere … lo Sven è un mago e gli bastano pochi passi di danza tribale per richiamare a sé le forze della natura. Tant’è ……………….

Foltopelo è per sua natura una forza.

… lo squillo del telefono dall’inequivocabile ordine perentorio; alle 21 al Licinium erbese va di scena l’Otello di Shakespeare, spero che piova anche lì perché sono distrutta, stanchissima e non ne ho voglia … allora non andare? Non posso, non ho potuto rifiutare, datti da fare a buttare giù acqua così sospendono la serata, vengo a prenderti alle 20 e 45, capito? Agli ordini mein fraulein … vomita lo Sven entusiasta per l’inatteso invito … ma porca merda, ho appena licenziato lo spirito indiano della pioggia e chissà dov’è finito ora e poi l’Otello, una dramma tipicamente inglese con l’assurda psicologia di una tresca inverosimile attorno ai sentimentalismi umani condita dal razzismo galleggiante sulla perversa e cruda perfidia dell’eterna lotta del bene contro il male, dove l’inevitabile finale porta la tragedia della corruzione con il trionfo della signora in nero tremenda portatrice della mortale falce … Foltopelo, acuta ed intelligente femminea da immergere in tragedie urlate di cupismi aspetti sinistri, non la vedo come una serata leggera e neppure distensiva e poiche pioggia non vè … mi tocca lo ruolo d’accompagnar codesta dama reminga e stanca, ma dalla chioma fluente che come ali li ricciol in capo ne sorreggon le membra sinuose.

Scatta lo segnal di squillo … la valchiria è partita con il solito ritardo e mi fiondo in tenuta da serata sullo di fronte piazzal dove la “goggomobile” si straversa mancando la prematura dipartita per investimento … è naturalmente tardi … oddio, che tragedia, non ho messo le scarpette basse, avrò i piedi gelati con queste scarpe completamente aperte … che faccio torno indietro? … porca puttana non me ne va bene una, ho dovuto ingoiare un boccone, cambiarmi e ripartire … che vita di merda … intanto guida da ritiro patente e nasce la discussione parcheggio.
Lo Sven abilissimo propone un parcheggio lontanissimo dall’ingresso teatro, astuzia per lasciare tutto il merito completo alla folle impresa di trovare un metro quadro per la “goggomobile”di Foltopelo ingrugnita come un pericoloso porcospino, mentre, sacramenta sull’inutilità completa di avere a bordo l’ingombro maschio incapace d’avere inondato d’acqua una già compromessa quanto umida serata estiva resa anomala da condizioni climatiche da cappottino di fine autunno. Lo Sven compie uno dei suoi miracoli silenziosi e scova un buchetto per l’automobilina di Foltopelo lasciando ogni merito all’incantata e soave fanciulla contenta come una Pasqua d’essere a due passi dall’ingresso ….
Eeeeeh, cosa non si fa per la carinissima compagna di una serata di mezza estate in un luogo storico (le origini latine “Licinium” segnano la presenza romana sul secolare teatro) … secondo il mio occhio scettico da attribuire come ricostruzione fascista, però mi potrei sbagliare.

Biglietti gratuiti e questi privilegi sono normali con lo Sven attorno, come pure l’assunzione di posti in prima fila, una vera dannazione se il dramma shakespiriano sfocia in occasionali commenti di sanissimo ridicolo, perché la natura umana già provata giornalmente di faticate immense per raggiungere la sera, non accetta di buon grado d’incupirsi in preludi cinquecenteschi dove uno sciagurato imbecille inglese decide di mettere in scena le peggiori situazioni in difetto umano … L’Otello è un povero diavolo, un perfetto deficiente plagiato da un se stesso di nome Iago che lo tormenta punzecchiando il lato debole dell’amante idiota che calato nella parte della gelosia non diventa l’eroe del dramma, ma soltanto il cretino sul palcoscenico.
Foltopelo intanto armeggia con le estremità a dir di suo, congelate. Fai qualcosa, prendimi i piedi, massaggiali, scaldali … in prima fila con l’attore che ti fissa! Non contenta non trova di meglio che infilare i ghiaccioli dentro la borsa, l’attore che potrebbe fare nel cipiglio del dramma se non sganasciarsi in una risata demenziale?! Qual piuma al vento è la femmina estrosa in mille risorse pur di trionfar sullo molle masculo che da previdente soldato ordinario s’è fatto di presenza invernal … lo vestiario.

Scenografia discutibile affidata alle fantasie di una costumista che ha investito sui classici stivali da motociclista Harley (vere radici per legnosi attori dalle gambette scheletriche e dalla sciatta proprietà sulla decente recitazione degna appena di scadenti teatranti improvvisati dopo averli presentati tra le 80 compagnie teatrali mondiali riconosciute shakespiriano) … minkia, che onore subirne lo sfacelo sulla recitazione. L’Otello appena un poco “moresco” in calzamaglia con un pesante pastrano di cuoio stile metallaro con l’aggiunta del codino arrotolato sulla nuca, come fulcro accentratore un Otello così porta da solo a rinnovate osservazioni su di una fissità inquietante abituando il pubblico a pause celentaniche lunghissime …… belle e fatte apposta per scatenare il rilassato commento che l’attore non potrebbe mancare d’osservare specie sulla prima fila dove Foltopelo è ancora alle prese con le contorsioni per sistemare le fredde estremità in un clima di inizio agosto dove vendere coperte calde ci sarebbe da fare buoni affari.
Iago fin dalle prime battute raccoglie i favori del pubblico e si sa che l’umanità propende facilmente sulla comprensiva accondiscendenza verso il male e ben poco sull’inutile tolleranza verso il bene e la purezza di una Desdemona giraffa dal piede lungo e poco veneziana di grazia femminea. Cassio, nome adatto per un cazzone che in una cazzata antica di 500 anni riesce nel cazziarsi nella parte assegnata … il Doge con una bella voce … Roderigo altro scaltro elemento nel dramma che si riduce sul lastrico ascoltando le promesse di Iago arricchito dal maltolto per amore della bella Desdemona, fata giraffa che non ha occhi se non per l’Otello moro che di grazia per l’amata ne ha meno dell’espressione ebete e mortalmente preludio di un dramma che lo priva di spirito … non è un Otello, pare piuttosto un teppista motociclista allucinato.

La trama avventurosa dove per ordine del Doge veneziano il generale ottomano Otello salpa con la flotta verso Cipro si risolve con un nulla di fatto per la tempesta che disperde l’armata turca e l’arrivo sull’isola si compie in pochi minuti frettolosi movimentando il pubblico in una giravolta a 180 gradi che indica il punto di partenza con quello dell’arrivo … una catastrofica giravolta di sedie per coinvolgere il pubblico dormiente con una sveglia orchestrata … evviva la regia palestrata.

Secondo tempo dove lo sgomento dei semplici che di teatro classico non ne masticano nulla, si raccolgono i tiepidi commenti con battute di spento entusiasmo nostrano.

La parte drammatica a questo punto si fa seria dove i sentimenti e le emozioni dei protagonisti dovrebbero dare il massimo come interpretazione … che diventa stucchevole … priva di profondità e resa insulsa da urla improvvisi seguite dalle pause, lunghe pause dove l’attore si cementa nell’immobilità fissando l’antagonista oppure uno sconcertante vuoto. L’Otello che ti fissa, il generale ottomano pataccaro … la Desdemona giuliva secca appiattita nella parte a lei femminea ferita nell’orgoglio di purezza … con un Rodrigo amante ridotto sul lastrico dal perfido Iago che domina il Cassio della situazione pongono sulla scena l’inquietudine di una rappresentazione dilettantistica raffazzonata ….. Intanto Foltopelo ci mette del suo tentando l’arrotolata dei sempre assillanti fatati piedini freddi in una lunga sciarpa carpita con golosità ad una gentile signora impietosita sul caso, questo sfaccendamento naturalmente è completamente di fronte all’attor principe che sguardo fisso, non distoglie l’espressione di disgusto per la poca riverenza dovuta alla sua forzata partecipazione.

Lo Sven ha nel suo attivo fin dai tempi di Nando Gazzolo e del Gasman un Otello platealmente dominatore assoluto si contorce rimpiangendo il fedele Mauser da cecchinaggio in grado di centrare un bastardo a 300 metri di distanza, oppure di “vendere” in cane attor a buon prezzo all’IVAN di Oscar Dirlewanger vero mastino siberiano al comando delle Jene cosacche … un gran uomo completamente portato sulle macellazioni umane. Per nulla infastidito dal processo diffamatorio nei confronti dell’ormai polverizzato secolare William, che di sicuro lo spirito vagabondo è ormai dannato nel profondo degli inferi per le troppe bestemmiate oscenità contro inermi attori che del suo dramma ne hanno fatto l’insipida nullità visiva ed uditiva lacerata da urla e carpiate entrate in scena in fugaci apparizioni, si arriva alla fase più difficile dove Desdemona affronta sgomenta la collera gelosa dell’ormai impazzito amante … L’Otello a questo punto shakespiriano diventa la falena mortale in una recitazione esemplare sulla fragilità umana compromessa dagli atroci dubbi suggeriti dall’astuto Iago … Desdemona, vera mona veneziana, impalata da giraffa dai piedi lunghi, si getta nella mischia verbale in cui le urla della contesa difesa si fondono in minuti caotici dove sputandosi in faccia, l’atteso pezzo forte tra i due amanti si conclude … nella pausa mortale … dell’uccisa vilmente dal beota marito che stravaccata e pendente come uno straccio subisce l’arringa del pentimento coccodrillesco dell’Otello pataccaro … questo ci ha rifilato una patacca da bestia in un punto fondamentale dell’intesa shakespiriana, dove l’inglese William ha dato il meglio sulla psicologia corrotta di umanità ancor oggi esattamente come 500 anni fa cade il trappole idiote come quella d’ascoltare la parte peggiore di noi stessi … L’Otello sono io se ascoltassi l’impulso di strangolare il virginale collo di Foltopelo … e la Desdemona di turno non la ritrovo nella sagace imprenditrice tutta intelligenza ed azione che nella parte dell’amante della veneta giraffa perdutamente succube di una gelosia omicida … con un calcio nei coglioni porta certamente L’Otello nel preoccuparsi in futuro di dare pressoché nessun ascolto alla voci ridondanti nella zucca ottomana di colore moresco.

Sta di fatto che da una decina di minuti gli ammazzamenti si sono infittiti e gli eventi precipitati hanno allineato il 50% della compagnia teatrale azzerati e distesi … Desdemona esposta all’umida frescura già cerea di suo per la temperatura … la fedele fantesca moglie di Iago trapassata dallo stesso perfido marito … Roderigo senza soldi e senza l’amata e senza la pelle, defunto anch’esso … la rabbia folle di Otello ferisce ma non ammazza l’alter ego a cui ha dato fiducia, non può uccidere se stesso anche nei panni di Iago sua voce maligna … la pietosa scena del pentimento, dove l’attor vero coinvolge il suo pubblico in un finale strappalacrime … dove la psicologia di William Shakespeare prevale di bel lunga misura quella di Jung e di Froid definita come la madre di tutte le psicologie … allora William è stato un panettiere e non un profondo drammaturgo sui misteri della psiche contemporanea … così la interpreta l’ottomano assassino piangendo la secca falena allungata e ghiacciata lunga di piede stravaccata sul letto scarlatto incazzata dall’udir sproloquio uscir dall’immonda bocca del tristo invan amato carnefice ….. nà stronzata pazzesca, se detta alla maniera fantozziana … una benemerita cagata per molti poco impressionabili … ridicola sotto troppi aspetti secondo il virtuosismo impenetrabile di Foltopelo dalla cui intelligente critica può eguagliare uno Sgarbi o mandare a fan culo un Tremonti … con lo Sven compiaciuto d’essere riuscito a sopravvivere in una serata tutta da dedicare in una compagnia teatrale e non molto interessante … il subdolo individuo è in grado di seguire dei sentieri talmente contorti dove trovare piaceri sconosciuti ai comuni mortali … e la plasticità statuaria, inanimata, assente in una visita sconvolgente dell’attor primo, fermo. Fermo, capite il senso letterale … immobilizzato in una cristallizzazione senza tempo, con il cappotto di cuoio da metallaro e gli stivali da motociclista, fiero nella sua persa identità, assassino di se stesso (ma ammazzati all’inizio del dramma che siamo contenti lo stesso) … Venezia s’è mossa contro i turchi invasori e la tempesta ha vinto la contesa … Cipro resta colonia veneziana … Roderigo di impalma la giraffona senza rovinare il patrimonio di famiglia … Cassio come governatore dell’isola può continuare in cazzate su cazzate e lo Iago intrigante “l’unico a recitare da vero attore consumato” con quattro battute comiche avrebbe persino distolto Foltopelo dall’assillata freddura ai deliziosi piedini da fata ……. Poiché se vogliamo dirla alla Sven, fin dall’inizio serata queste estremità infreddolite sono state la parte teatrante e di recitazione in assoluto dominante …… a nessuno degli attori sono sfuggite le manovre di riscaldamento a carico di un’avvenente figurina dai capelli leonini arricciati in preda a compulsive operazioni quali la più piccante infilarsi tutta quanta in una borsa da passeggio. Una star da prima fila, alla compagnia “Licinium” mancava proprio. Ne sono sicuro.

Magnifica serata di fine luglio. Parola si soldato ordinario del Fùhrer di Berlino, quello pazzo.


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MessaggioTitolo: Re: La Toscana secondo lo Sven.   La Toscana secondo lo Sven. EmptyGio 26 Feb 2015 - 8:46

Sven Hassel ha scritto:
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... abbiamo enormi possibilità d'interloquire rispetto a cinquant'anni fa, la crescita della comunicazione ha stravolto i contatti diretti, dove prima di proferire parola si guardava l'interlocutore negli occhi. Adesso, specialmente nel mondo virtuale, sulla la tastiera, si pensa poco e l'azione delle dita rapidamente sparano nella rete parole ...

Il paradosso moderno è che con l'esplosione dei mezzi di comunicazione e con l'attuale facilità di accesso ad una platea estesa come quella della rete, ma anche semplicemente alla propria rubrica di contatti, è andato di pari passo un rapido degrado della qualità della comunicazione stessa.
Ma la colpa non è dei mezzi a disposizione, che secondo me hanno solo evidenziato i limiti che i più hanno a comunicare col prossimo con dei contenuti degni di tal nome. Invece ci si rimbalzano più facilmente cose scritte da altri, link, 'mi piace', citazioni, immagini e video altrui, e di proprio poco o nulla.
E' stato come dare un'auto da corsa ad un neopatentato. Se va bene si limita a bruciare benzina sul fondo di un lago asciutto, se va male si schianta da qualche parte.
Chi crea ancora dei contenuti e riesce poi a trasmetterli è merce rara.
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MessaggioTitolo: Re: La Toscana secondo lo Sven.   La Toscana secondo lo Sven. EmptyGio 26 Feb 2015 - 12:13

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... questa tua mi piace per riderci sopra: e' stato come dare la parola a un neandertaliano. Se va bene si limita a grugnire, se va male non si ascolta neppure.

Il fatto è che si pensa troppo agendo poco o nulla sull'analisi di noi stessi ... alcuni mi hanno detto che ascoltandomi non hanno nulla da dire. Piuttosto credo, che hanno difficoltà nel formulare un concetto concreto. L'ascolto è già di per se stesso difficoltoso e sono bloccati dal pensare cosa ribattere o dire per inserirsi in un comune dialogo.

... per alcuni è noto che scrivo romanzi brevi e che da decenni mi dedico alle ricerche storiche, ebbene su queste ultime attività davvero affascinanti, ho indagato su di una leggendaria sparizione di una banda di mercenari spagnoli pagati dai Missaglia di Ello a guardia delle miniere di ferro (le armature leggere italiane dei Missaglia si possono ammirare nei musei europei) nel 500 per la loro straordinaria bellezza. Ascoltando certe dicerie sul ritrovamento di resti umani ricoperti di armi, durante interventi edili, con il ritrovamento di corazze ed elmi di fatture spagnoli, chiesi a certi muratori informazioni dettagliate sui fatti saputi e da diverse fonti, in stretta confidenza, ho avuto delle conferme interessanti tali da arrivare ad una conclusione di fatti che raccolti pazientemente insieme, hanno portato la ricostruzione dettagliata sulla sparizione della guanigione spagnola ... un paese come il mio, poteva dedicare un'attenzione particolare sulla scoperta di una leggenda portata alla luce come un fatto d'importanza storica, o almeno lo credetti da illuso, perchè informato l'assessore alla cultura (dopo la lettura sulla ricerca) mi accusò senza preamboli di avere "assassinato Canzo" e di non divulgare dei fatti ormai dimenticati da secoli ...

Nessuna meraviglia, poichè un ricercatore storico impara presto che la storia è quanto si preferisce sapere e che molte fandonie coprono verità molto scomode.

Questo è soltanto un accenno sulla realtà della comunicazione dove il silenzio ha la meglio sul dialogo, sull'informazione e sulla libertà d'esercitare la parola.

... come scrivi: per i link "mi piace" e lo sforzo di scrivere per un soggetto presentato: "bello" ... ne vale la pena di pubblicare sciarade o modelli? O per un difetto tutto italiano, un litigio o il malcostume in rete attira centinaia di visite per non perdere un aspetto demenziale sulla diatriba? Siamo al peggio che fa notizia! La scimmia umana è dunque impazzita ...

Ci sono voluti un decennio di pagine su fin troppi siti, per portare gli ultimi arrivati sul livello di decenza modellistica, che li vede protagonisti adesso. Nessuno di noi ha concorso per una corona, abbiamo dato cercando di seminare il meglio attraverso le immagini e la comunicazione spiegando dettagliatamente quanto è stato in noi possibile. Ho avuto una grande ammirazione per la tua abilità sull'elettronica e imparo ancora oggi da chi ne sanno più di me.

........ chi si crede arrivato si trova solo a un punto fermo .........

Chi sa osare oltre se stesso ha solo fatto un passo in avanti e poichè la vita è un'avventura formidabile, come gli dissero di dire a quel tipo duemila anni fa in Giudea: alzati e cammina! Suona come: parla e fatti capire.

lol!

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