LAVELLI GIOVANNI
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 Continuarono a chiamarli liberatori.

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Sven Hassel

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MessaggioTitolo: Continuarono a chiamarli liberatori.    Continuarono a chiamarli liberatori.  EmptyVen 21 Ott 2016 - 14:36

La memoria corta italiana.

Il prezzo pagato ……

Una nota del 25 giugno del 1944 del comando generale dell'Arma dei Carabinieri dell'Italia liberata alla Presidenza del Consiglio, segnalerebbe nei comuni di Giuliano di Roma, Patrica, Ceccano, Supino, Morolo, e Sgurgola, in soli tre giorni (dal 2 al 5 giugno 1944, giorni della liberazione di Roma), 4.180 violenze sessuali, di cui 32 su uomini, 290 omicidi, e 5.170 furti denunciati.
Numerosi stupri si sono verificati anche nei comuni di Latina, Lenola, Campodimele, Fondi, Formia, Sabaudia, San Felice Circeo, Sezze, Cori, Norma, Roccagorga, Latina, Maenza, Prossedi, Spigno Saturnia, Frosinone, Ceccano, Giuliano di Roma, Vallecorsa, Castro dei Volsci, Villa Santo Stefano, Amaseno, Esperia, Supino, Pofi, Pratica, Pastena, Pico, Pontecorvo.

Nella seduta notturna della Camera del 7 aprile 1952 la deputata del PCI Maria Maddalena Rossi (presidente dell'UDI) denunció che solo nella Provincia di Frosinone vi erano state 6.000 violenze da parte delle truppe "Magrebine" del generale Alphonse Juin. Al convegno "Eroi e vittime del '44: una memoria rimossa" tenutasi a Castro dei Volsci il 15 ottobre 2011, il Presidente dell'Associazione Nazionale Vittime delle "Marocchinate" Emiliano Ciotti fa una stima dello stupro di massa: « Dalle numerose documentazioni raccolte oggi possiamo affermare che ci furono un minimo di 20.000 casi accertati di violenze, numero che comunque non rispecchia la verità; diversi referti medici dell'epoca riferirono che un terzo delle donne violentate, sia per vergogna o pudore, preferì non denunciare. Facendo una valutazione complessiva delle violenze commesse dal "Corpo di Spedizione Francese", che iniziò le proprie attività in Sicilia e le terminò alle porte di Firenze, possiamo affermare con certezza che ci fu un minimo di 60.000 donne stuprate, e ben 18.000 violenze carnali. I soldati magrebini mediamente stupravano in gruppi da 2 (due) o 3 (tre), ma abbiamo raccolto testimonianze di donne violentate anche da 100, 200 e 300 magrebini ».

………………….

Il termine "marocchinate" viene usato per indicare lo stupro di massa attuato dai goumier francesi, inquadrati nel corpo di spedizione francese in Italia (CEF), ai danni di alcune migliaia di persone di ambo i sessi e di tutte le età durante la campagna d’Italia della seconda guerra mondiale, in particolare dopo la battaglia di Montecassino.

In seguito a questa battaglia si ritiene che il generale Alphonse Juin abbia dato ai suoi soldati cinquanta ore di “libertà”, durante le quali si verificarono i saccheggi dei paesi e le violenze sulla popolazione denominate appunto marocchinate. A seguito delle violenze sessuali molte persone furono contagiate da sifilide, gonorrea ed altre malattie veneree, e solo l’uso della penicillina americana salvaguardò quelle zone da una vasta epidemia.

Le testimonianze

Il sindaco di Esperia (comune in provincia di Frosinone) affermò che nella sua città 700 donne su un totale di 2.500 abitanti furono stuprate, e alcune di esse, in seguito a ciò, morirono. Con l’avanzare degli Alleati lungo la penisola, eventi di questo tipo si verificarono altrove: nel Lazio settentrionale e nella Toscana meridionale.

Lo scrittore Norman Lewis, all’epoca ufficiale britannico sul fronte di Montecassino, narrò gli eventi:

«Tutte le donne di Patrica, Pofi, Isoletta, Supino, e Morolo sono state violentate… A Lenola il 21 maggio hanno stuprato cinquanta donne, e siccome non ce n’erano abbastanza per tutti hanno violentato anche i bambini e i vecchi. I Marocchini di solito aggrediscono le donne in due – uno ha un rapporto normale, mentre l’altro la sodomizza.» (Norman Lewis nel libro Napoli ’44)

Diverse città laziali furono investite dalla foga dei goumier (truppe marocchine): si segnalano nella Provincia di Frosinone le cittadine di Esperia, Castro dei Volsci, Vallemaio, Sant’Apollinare, Ausonia, Giuliano di Roma, Patrica, Ceccano, Supino, San Giorgio a Liri, Morolo e Sgurgola, mentre nella Provincia di Latina si segnalano le cittadine di Lenola, Campodimele, Sabaudia, Spigno Saturnia, Formia, Terracina, San Felice Circeo, Sabaudia, Roccagorga, Priverno, Maenza e Sezze, in cui numerose ragazze e bambine furono ripetutamente violentate, talvolta anche alla presenza dei genitori.

Numerosi uomini che tentarono di difendere le proprie congiunte furono uccisi o violentati a propria volta. Su tutti, il caso del parroco di Esperia don Alberto Terrilli, il quale cercò invano di salvare tre donne dalle violenze dei soldati: fu legato e sodomizzato tutta la notte, morendo due giorni dopo per le sevizie riportate.” Molti uomini che tentarono di proteggere le loro donne vennero impalati.

Le stime ammonterebbero a circa 31.000 casi, come riportato in una inchiesta italiana sottostimata per difetto fino ai dati probabilmente inverosimili delle 60.000 denunce presentate entro la fine del conflitto.”

Prima della battaglia il generale avrebbe fatto alla truppa questo discorso:

«Soldati! Questa volta non è solo la libertà delle vostre terre (colonia francese, ma la liberazione non funzionava così con un proclama) che vi offro se vincerete questa battaglia. Alle spalle del nemico vi sono donne, case, c’è un vino tra i migliori del mondo, c’è dell’oro. Tutto ciò sarà vostro se vincerete. Dovrete uccidere i tedeschi fino all’ultimo uomo e passare ad ogni costo. Quello che vi ho detto e promesso mantengo. Per cinquanta ore sarete i padroni assoluti di ciò che troverete al di là del nemico. Nessuno vi punirà per ciò che farete, nessuno vi chiederà conto di ciò che prenderete».

A seguito delle violenze sessuali molte persone furono contagiate da sifilide, gonorrea ed altre malattie veneree, e solo l’intervento della penicellina americana escluse una vasta epidemia in quelle zone. C’è da dire che le violenze non si limitarono alle donne: ci furono centinaia di uomini e ragazzi sodomizzati e alcuni impalati vivi. Le violenze si estesero talvolta a bambine di 7-8 anni per arrivare a vecchie di 80 anni e più.

In una relazione degli anni ’50 si legge: «circa 20.000 donne oltraggiate, di cui il 20 % affette da sifilide, il 90 % da blenorragia; molti i figli nati dalle unioni forzose – Il 40% degli uomini contagiati dalle mogli, l’81% dei fabbricati distrutto, sottratto il 90 % del bestiame, gioielli, abiti e denaro».

Facendo una valutazione generale delle violenze commesse dal "Corpo di Spedizione Francese" iniziato in Sicilia e finito alle porte di Firenze possiamo affermare con certezza che ci fu un minimo di 60.000 donne stuprate con ben 180.000 atti di violenze nei loro confronti. Che cosa vuol dire ciò? I goumier stupravano le donne in gruppi composti da tre a venti unità (per paura della reazione di mariti, amici o parenti) ma ci sono stati numerosi casi dove le donne sono state violentate da gruppi di 100, 200 e addirittura 300 "Magrebini"».Lo storico Giovanni De Luna sostiene che si oscilli tra un massimo di 60 mila e un minimo di 300. Il 13 settembre 1944, pochi mesi dopo la liberazione di Roma e di tutto il basso Lazio, la direzione generale della Sanità Pubblica scrive al Ministero dell’Interno che circa 300 donne sono state violentate tra la provincia di Frosinone e quella di Latina, l’allora Littoria.

Tra il 12 e il 27 maggio, le truppe marocchine ripeteranno queste tragiche violenze anche a carico di altre popolazioni nella Val d’Orcia in Toscana e nel Viterbese. Secondo la storica Daria Frezza era consuetudine per questo tipo di truppe, dopo aver conseguito la vittoria, prendere possesso del territorio, dei beni e delle donne. Continua poi con una breve cronologia dello stupro in cui si dice che nel 1945 il Tribunale militare internazionale di Norimberga ignorerà lo stupro e l’abuso sessuale.

In effetti queste violenze erano chiamati “effetti collaterali” della guerra, donne, bambini, ma anche uomini, sono il loro "bottino di guerra". Il 4 giugno Roma viene liberata. Per le strade esplodono la gioia e la consapevolezza di essere finalmente liberi.

Le truppe di colore di Alphonse Juin non si vedono sfilare insieme agli alleati della V Armata. Avranno il loro pieno riconoscimento solo in seguito durante la parata per la liberazione di Siena. A metà luglio Alphonse Juin e il C.E.F. abbandoneranno il fronte italiano. Destinazione la Francia meridionale. Nei paesi coinvolti dagli stupri restano solo la povertà, l’emarginazione, la malattia. Oggi quegli stupri sono un crimine contro l'umanità.

Le conseguenze degli stupri sulle donne

Invece di una solidarietà che era lecito aspettarsi, queste donne furono rifiutate, furono oggetto di giudizi pesanti, stentarono a sposarsi, a trovare un minimo di intesa nel tessuto familiare quelle che erano sposate e stentarono a trovare un posto di lavoro, ci furono molti casi e casi di suicidio.
Alla fine della guerra, il Comando francese concede un indennizzo di 150 mila lire testa, ma da questo scaturisce un groviglio di questioni burocratiche, ritardi, lamentele.

Per le donne ora violentate c'è la possibilità di ottenere la pensione come vittime civili, ma i tempi delle pratiche sono interminabili e viene vietato di cumulare l’indennizzo con la pensione. Un lungo calvario che spesso non porta al risarcimento.

Dopo vergogna, reticenza e silenzio, sulla vicenda delle marocchinate, solo oggi a 60 anni da quella violenza lontana viene dato un risarcimento morale. Il 15 marzo del 2004 la più alta carica dello Stato italiano l'allora presidente Ciampi e l'associazione nazionale dei reduci marocchini hanno ricordato le vittime degli stupri e del bombardamento di Montecassino ringraziando i liberatori d’Italia. L'ipocrisia istituzionale italiana riconosce capi di Stato immorali, falsi e criminali.

.se alcuni lettori credono che sondare il passato indagando sulla storia sia una passeggiata perditempo, li mando a cagare sulle ortiche.

Sulla ragione che gli alleati chiesero aiuto alla Francia, dopo lo sbarco in Sicilia, va ricercato nelle perdite notevoli che questi avevano già subito nel teatro italiano, dovute anche alla presenza di numerose malattie infettive che si propagavano con estrema facilità tra la truppa. Alla fine del 1943 la 5° Armata di Clark aveva subito perdite per 40.000 uomini, tra morti e feriti, oltre a 50.000 soldati messi fuori combattimento dalle malattie, molte di tipo sessuale e stress da combattimento. L’Ottava Armata britannica aveva perso 12.500 uomini a causa della malaria e 6.400 in battaglia.

Nel saggio di Carloni, la descrizione storiografica-tecnica, precisa e dettagliata, non deve però trarre in inganno il lettore, l’argomento principale del libro sono i “crimini di guerra “ commessi dalle truppe coloniali francesi. Carloni analizza per prima cosa le “ abitudini sessuali “ dei magrebini, i quali…. “ traevano grande gratificazione nell’avere rapporti con donne bianche”……. La sodomia era vista positivamente, mentre anche la pederastia e la zoofilia erano praticate… Scrive Malek Chebel, algerino laureato a Parigi in psicopatologia clinica : “ L’itinerario copulatorio del giovane maghrebino campagnolo comincia spesso nei lombi delle bestie che è incaricato di accompagnare regolarmente…… Per le truppe africane agli ordini di Juin, le donne italiane erano “ haggiala”, termine che significa vedova o prostituta, tutte comunque “qahba” puttane, nel linguaggio franco-arabo.  

Certamente con simili premesse non ci si stupisce se poi questi sedicenti soldati, ma sarebbe meglio chiamarli criminali, si siano comportati con inaudita violenza verso donne, bambine e uomini. L’autore ci trascina con precise descrizioni nel clima di sangue e violenza, che accompagnarono la risalita della penisola da parte dei “liberatori” alleati.

Il primo impiego delle truppe africane fu a Sud di Cassino, quando la 2a divisione di fanteria marocchina sostituì la 34a divisione Usa. Nelle zone attraversate dai magrebini si verificarono i primi episodi di violenza, come nelle vicinanze del monte Pantano dove ci furono alcuni casi di stupro. Il metodo utilizzato era l’assalto in gruppo al calar delle tenebre. Gli episodi sono tanti narrati nel libro, ad esempio il 1 febbraio 1944, zona di Valleluce alla periferia di S.Elia Fiumerapido, Elisa C. di 33 anni con il figlioletto è assalita e violentata da due marocchini, che poi ferirono anche il bimbo con un colpo di baionetta. Il comportamento dei quadri francesi verso i criminali era di generica tolleranza. Il massimo della vergogna fu raggiunto dalle truppe franco-africane nelle zone di Esperia e Ausonia, in provincia di Frosinone, vicino a Cassino, nell’Italia centrale (sulla catena degli Aurunci che separa Montecassino dal Mare). Qui i crimini di guerra furono la regola.

Migliaia le donne, bambine, vecchie, subirono violenza. Nel solo paesino di Esperia gli stupri furono oltre 700, su una popolazione residente di 1.834 abitanti. Uguale sorte subì l’isola d’Elba. Alle 4 del mattino del 17 giugno 1944 i francesi attaccarono l’isola. I soldati del CEF si diedero subito da fare con ripetuti atti di stupro, colpendo in particolare le zone di Marina di Campo , Procchio, Capoliveri, Porto Longone e Portoferraio. I casi accertati oltre 200, tra loro un settantenne ed un ragazzino di otto anni che furono ambedue sodomizzati.

... la storia, se non la conosci la ripeti, e diventa il prezzo dell'imbecillità umana ...

.questo fu il prezzo pagato nel sud italiano e che nessuno conosce quando si prostituisce agli anglo americani chiamandoli liberatori.

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